Recensione – Sulle rive del Plum Creek

Ed eccoci qua con la prima recensione vera e propria.


Autrice: Laura Ingalls Wilder           Genere: Narrativa                                 Prima pubblicazione: 1937                  Prezzo di copertina: 13,90 €         Numero di pagine: 210                       Casa editrice: Giallicci 

L’autrice 

  Laura Elizabeth Ingalls Wilder nacque a Pepin, Wisconsin da Charles Phillip Ingalls e Caroline Lake (Quiner) Ingalls. Laura era la seconda di cinque figli: Mary, che divenne cieca, Laura, Caroline, detta Carrie, Freddy, che morì a nove mesi, e Grace. Molti dettagli della vita della famiglia di Laura durante l’adolescenza sono riportati nella serie “Little House”, i cui racconti sono parzialmente autobiografici. 

La trama

La famiglia Ingalls comincia una nuova vita nel Minnesota. Mamma e papà lavorano sodo per costruire una casa e coltivare la terra, Mary e Laura cominciano la scuola e la piccola Carrie cresce a vista d’occhio. Le difficoltà e i pericoli sono tanti, nella prateria, ma gli Ingalls li affrontano con tenacia e ottimismo. 

Un estratto

«Nellie balzò vicino a Mary e  Laura, poi infilò le mani in uno dei secchi di caramelle. Wiillie le infilò nell’altro. Afferrarono tutto ciò che riuscivano a tenere in mano e rimasero lì in piedi a rimpinzarsi di caramelle davanti a Mary e Laura. Le guardavano senza nemmeno offrirgliene un pezzetto.»


La recensione 
Prima di proseguire con la lettura c’è una coa che dovete sapere: io amo la serie TV “La casa nella prateria”. È tratta proprio dai libri della saga, due quelli che per adesso sono stati pubblicati in italiano. Sebbene li abbia letti entrambi, in questa recensione si parlerà solo del secondo in quanto terminato più recentemente. 

Il libro si presenta come una serie di brevi racconti. Tema centrale è la vita nella prateria. La storia inizia con la famiglia Ingalls che, dopo aver lasciato il Kansas, trova casa sulle rive del fiume Plum Creek. Tutto sembra andare per il meglio, finché papà Charles non è costretto ad allontanarsi per cercare lavoro. Da quel momento si susseguono una lunga serie di sfortunati eventi che, come ogni puntata della serie, mi hanno portata a pensare ripetutamente “Mai ‘na gioia“. La famiglia Ingalls è però una famiglia ricca di amore e non mancano i momenti altrettanto commoventi. Ciò che mi ha fatto storcere il naso è la rigida educazione che viene impartita alle figlie. Laura ha quasi otto anni e Mary quasi nove, ogni mattina fanno colazione per poi lavare i piatti e pulire la casa. A tavola possono parlare solo se interpellate e non è permesso loro piangere perché ormai sono grandi e le brave bambine devono farsi vedere e non sentire. Ovviamente dobbiamo tenere conto che la storia si svolge sul finire del XIX secolo e che la vita in quelle zone non era delle più agiate. Nonostante ciò mamma Caroline e papà Charles rivestono perfettamente il ruolo di genitori e non fanno mancare nulla al resto della famiglia. 


I racconti sono spesso molto semplici e parzialmente autobiografici, sebbene narrati in terza persona. Emerge però chiaramene il punto di vista di Laura, indiscussa protagonista. Allegra, vivace e sensibile, spesso gelosa della sorella Mary che è più grande e si comporta come una bambina modello. Più volte risulta evidente come il coraggio di Laura la rende essenziale nelle situazioni di pericolo e difficilmente non si ci immedesima nel suo personaggio. Non mancano lunghe descrizioni di paesaggi, ogni tanto anche pesanti, di climi e di cibo. Quest’ultime due mi sono particolarmente piaciute, avendole trovate più che efficaci. 

A fine romanzo è intuibile che il messaggio sta nell’importanza della famiglia, umile, magari non ricca come quella degli Oleson ma sicuramente più unita.

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