Intervista a Daniele Nicastro

Ciao ai lettori! Nell’ultimo articolo vi ho raccontato del romanzo “Grande” e di quanto m sia piaciuta tutto, dalla trama originale e avvincente fino alle tematiche, senza dimenticare i personaggi. Oggi vi riporto con piacere una mia breve intervista all’autore, buona lettura! 🙂

Daniele Nicastro vive e scrive in un piccolo paese della provincia di Cuneo, ma le sue origini sono siciliane. Lavora da anni nell’editoria per ragazzi e ha collaborato come ghostwriter con importanti case editrici italiane. Questo è il suo secondo romanzo.

Il tuo libro si rivolge prevalentemente a un pubblico adolescente, eppure hai scelto di incentrarlo sul tema della mafia. Perché?

Il titolo del libro dice tutto. La mafia sfrutta il desiderio dei ragazzi di crescere e diventare indipendenti. Di avere qualche soldo in tasca e usarlo come preferiscono, senza genitori di mezzo. E allora diventa difficile rinunciare ai privilegi ottenuti con poco sforzo e lasciare quel clima di cameratismo che assomiglia al legame famigliare. Il tema della mafia aiuta a capire che significa veramente crescere.

Luca inizia a compiere azioni mafiose senza rendersene conto. Cito: “È roba per i mafiosi e io non sono uno di loro, nemmeno ci assomiglio! Me li immagino con la lupara e lo stuzzicadenti in bocca… Ok, forse sto esagerando, sono così nei film, che ne so io come sono nella vita reale?!”. Secondo te come dovrebbe essere presentata la mafia ai ragazzi? Perché Luca sa cos’è una cosca ma non capisce la vera natura della Famiglia?

Perché la distanza rende i contorni poco nitidi. Luca è figlio di emigrati siciliani a Torino, proprio come me, e in casa mia non si è mai parlato di mafia se non in modo superficiale. Non ce n’era bisogno, perché era un pericolo lontano. La si ricordava negli anniversari delle stragi, ma in fondo non faceva parte della nostra vita quotidiana. Quindi ho pensato di mostrare ai ragazzi quanto può essere vivida e concreta mettendomi nei loro stessi panni, pensando a come reagirebbero in determinate situazioni.

Mario e il suo gruppo sono mal visti dal paese, eppure Luca viene messo in guardia da loro solo superficialmente e senza spiegazioni. Aldilà delle esigenze narrative, secondo te perché la mafia è ancora considerata un argomento tabù?

Non credo che la mafia sia ancora un argomento tabù. Credo però che non si debba mai allentare la guardia, perché si tratta di una lotta continua. E non è facile quando i problemi si moltiplicano e i notiziari sono pieni di questioni impellenti. Penso che la strada giusta sia spiegare come combattere il pensiero criminale alla base di qualsiasi forma di criminalità organizzata: la prepotenza.

La vicenda di Luca potrebbe avverarsi anche fuori dal libro?

Io credo di sì, non sarebbe la prima volta. Naturalmente, in un romanzo succede tutto più in fretta che nella realtà e non bisogna pensare che basti una vacanza per entrare in una cosca. Ma basta una vacanza per mettersi sufficientemente nei guai, se non si è ancora capito cosa significa diventare Grandi con la “G” maiuscola.

Su Facebook mi hai accennato che svolgi incontri con i ragazzi all’interno delle scuole. Di cosa parli?

Quando li incontro per parlare di Grande, di solito inizio presentandomi. Il mio cognome, Nicastro, dice molto di me e delle mie origini. Così posso parlare di Sicilia e di come un posto così bello, pieno di spiagge, storia e buona cucina sia conosciuto in tutto il mondo più per la mafia, che per qualsiasi altra cosa. Mafia, infatti, è la prima parola che pronunciano quando chiedo loro di dirmi cosa sanno dell’isola. Allora cerco di intavolare il discorso sulle cose che gli piacciono e che vorrebbero fare, e come qualcuno potrebbe usarle contro di loro. Qualcuno che non ha una divisa, perché i mafiosi potrebbero essere chiunque: notai, dottori o benzinai.

Il personaggio di Paolo viene ribaltato verso la metà del libro e nasconde una profondità non da subito evidente.

Paolo è un personaggio a cui tengo in particolar modo. In qualche modo mi rappresenta, dato che sono uno a cui piace restare nelle retrovie. Ma questo non vuol dire che non abbia niente da raccontare. E Paolo è così, si comporta in un certo modo perché ha una situazione famigliare che gli mette pressione, tanto da non sembrare nemmeno siciliano. Paolo è anche il nome della persona a cui dedico il libro.

Un altro punto di originalità del romanzo è la presenza del dialetto siciliano.

Io lo definisco “il personaggio nascosto” della storia. Non si può descrivere la Sicilia senza usare in una certa misura in dialetto. È parte integrante del territorio e dei suoi abitanti. La costruzione delle frasi, ad esempio, rivela praticità di fondo, concretezza e sintesi. E poi ci sono i soprannomi, le cantilene e l’accento. Tutte cose che chi è cresciuto in una famiglia siciliana non può fare a meno di raccontare.


  • Autore: Daniele Nicastro
  • Genere: azione, drammatico, commedia
  • Prime pubblicazione: 2016
  • Prezzo di copertina;: 11€
  • Numero di pagine: 220
  • Casa editrice: Einaudi

Trama: Luca, tredici anni, voleva andare in vacanza con gli amici. Invece gli tocca il soggiorno in Sicilia, nel paese di nessuno. Neanche la compagnia dei cugini gli solleva il morale. Paolo è diventato un secchione tutto casa, compiti e negozio, e Cettina è troppo piccola e poi, be’, è una ragazza. Per fortuna conosce Mario, che ha il motorino e l’ultimo modello di cellulare, e lo invita al bar. Luca non è mai stato in un bar. Nessuno gli ha mai offerto da bere. Quelle sono cose da grandi. E lui non vede l’ora di fare cose da grandi. Se mi stai vicino ti diverti, gli dice Mario. L’estate è salva, ma dietro la libertà, le feste in piscina e la fratellanza si nasconde un nemico feroce, spietato, quasi impossibile da battere. Il suo nome è Mafia. Luca credeva di conoscere la Mafia. Sapeva che era brutta, lontana, invece è così vicina che non sembra vera. Ma sa riconoscere un guaio quando ci finisce dentro. E questo è il più grosso che gli sia mai capitato.

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