Recensione – Thérèse Desqueyroux

Per la rubrica

Autore: François Mauriac    
Genere: Narrativa francese             
Prima pubblicazione: 1927             
Prezzo di copertina: Sconosciuto   
Numero di pagine: 184                      
Casa editrice: Éditions Grasset

    L’autore 

    François Charles Mauriac (Bordeaux, 11 ottobre 1885 – Parigi, 1º settembre 1970) è stato uno scrittore e giornalista francese. Premio Nobel per la letteratura nel 1952, vincitore del Grand Prix du Roman, fu anche membro dell’Académie française, giornalista e critico letterario per Le Figaro e decorato con la Legion d’onore.

    La trama 

    Sin dalle prime pagine di questo libro – quando vediamo Thérèse, il piccolo volto “livido e inespressivo”, uscire dal Palazzo di Giustizia dopo essere stata prosciolta dall’accusa di omicidio premeditato – ci appare chiaro per quale ragione questo memorabile personaggio non abbia mai smesso di ossessionare Mauriac. E non potremo che essere anche noi soggiogati dal fascino ambiguo di quella che l’autore non esitava a definire “una creatura ancora più esecrabile” di tutte quelle uscite dalla sua penna. La seguiremo, questa scellerata eppure irresistibile creatura, nel viaggio verso Argelouse: un pugno di fattorie oltre il quale ci sono solo i viottoli sabbiosi che si inoltrano verso l’oceano in mezzo a paludi, lagune, brughiere, “dove, alla fine dell’inverno, le pecore hanno il colore della cenere”. Là Thérèse ritroverà quel marito che ha tentato di avvelenare, ma che l’ha scagionata per salvare “l’onorabilità del nome”: un ragazzone di campagna amante della caccia e del buon cibo, che lei ha sposato nella speranza di trovare rifugio da se stessa e da un pericolo oscuro. Ma neanche mettersi una maschera, cercare di vivere come anestetizzata, inebetita dall’abitudine, è servito: le “sbarre viventi” di una famiglia ottusa e conformista non sono riuscite a impedire che si compisse ciò che era scritto.

    Un estratto 

    Thérèse, beaucoup diront que tu n’existes pas. Mais je sais que tu existes, moi qui, depuis des années t’épie et souvent t’arrête au passage, te démasque. Adolescent, je me souviens d’avoir aperçu, dans une salle étouffante d’assises, livrée aux avocats moins féroces que les dames empanachées ta petite figure blanche et sans lèvres. Plus tard, dans un salon de campagne, tu m’apparus sous les traits d’une jeune femme hagarde qu’irritaient les soins de ses vieilles.

    Parentes, d’un époux naïf : __ “Mais qu’a-t-elle donc ? disaient-ils. Pourtant nous la comblons de tout.”

    Depuis lors, que de fois ai-je admiré, sur ton front vaste et beau, ta main un peu trop grande ! Que de fois, à travers les barreaux vivants d’une famille, t’ai-je vue tourner en rond, à pas de louve ; et de ton oeil méchant et triste tu me dévisageais.

    Beaucoup s’étonneront que j’aie pu imaginer une créature plus odieuse encore que tous mes autres héros. Saurai-je jamais rien dire des êtres ruisselants de vertu et qui ont le coeur sur la main ? Les “coeurs sur la main” n’ont pas d’histoire… mais le connais celle des coeurs enfouis et tout mêlés à un corps de boue. J’aurais voulu que la douleur, Thérèse, te livre à Dieu ; et j’ai longtemps désiré que tu fusses digne du nom de sainte Locuste. Mais plusieurs, qui pourtant croient à la chute et au rachat de nos âmes tourmentées, eussent crié au sacrilège.

    Du moins, sur ce trottoir où je t’abandonne, j’ai l’espérance que tu n’es pas seule.

    La recensione 

    A differenza di “Sons and lovers“, l’edizione di “Thérèse Desqueyroux” che ho letto è quella originale e non semplificata. La comprensione è stata quindi più difficile e confesso di aver avuto bisogno di fare qualche ricerca per meglio capire la storia, tuttavia mi è piaciuto decisamente di più di quello in inglese.

    Sarà che il francese è di per sè una lingua con una musicalità particolarmente raffinata, eppure ho trovato lo stile di Mauriac piuttosto liscio e versatile. Alcuni passaggi si leggono facilmente, mentre altri sono maggiormente difficili da tradurre. Personalmente non ho avuto difficoltà per il primo capitolo, mentre dal secondo in poi la strada è stata quasi tutta in salita.

    I personaggi, inoltre, possiedono una profondità di carattere che va oltre il libro stesso e che non è facile spiegare. Mi viene in mente solo l’espressione “sono persone”, sì. Prima di essere i protagonisti di una storia sono persone in tutto e per tutto. Mauriac inizia infatti scrivendo

    Thérèse, beaucoup diront que tu n’existes pas. Mais je sais que tu existes, moi qui, depuis des années t’épie et souvent t’arrête au passage[…]

    Una menzione va anche all’epilogo, ambiguo e pieno di sentimento come il resto della storia, ma che chiude la vicenda solo in superficie.

    Come “Sons and lovers” si tratta di una lettura che intraprenderei volentieri in italiano, soprattutto perché penso sia uno di quei libri che ogni volta svelano sempre qualcosa di nuovo.


    Difficoltà: 4/5

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