Recensione – Ammare. Vieni con me a Lampedusa 

  • Autori: Alberto Pellai, Barbara Tamborini
  • Genere: romanzo di formazione, attualità, sentimentale, romantico 
  • Prima pubblicazione: 28 marzo 2017
  • Prezzo di copertina: 12,90€
  • Numero di pagine: 249
  • Casa editrice: DeAgostini


Alberto Pellai è medico, psicoterapeuta dell'età evolutiva e ricercatore presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Milano, si occupa di prevenzione in età evolutiva. Conduce corsi di formazione per genitori e docenti, e nel 2004 ha ricevuto dal Ministero della Salute la medaglia d’argento al merito della sanità pubblica. È autore di molti volumi, tra cui alcune favole per bambini

Barbara Tamborini è psicopedagogista, autrice di numerosi testi educativi per l'età evolutiva, da anni conduce laboratori nella scuola primaria e secondaria. È stata referente del progetto «Le parole non dette» in molte scuole della provincia di Varese e di Milano.

Mattia ha quattordici anni, Caterina tredici. Entrambi hanno mille domande e poche risposte: sul mondo, sul futuro, su di sé. Le loro strade si incrociano. Prima, quasi per caso, nella vita reale. Poi di proposito, tra le righe di un blog – vieniconmealampedusa.it – che è Mattia stesso a curare, sotto falsa identità. Lì, infatti, è Franz, un ragazzo che vuole sensibilizzare il mondo sul destino dei migranti. L'idea è nata da una ricerca per la scuola: lui che si nasconde dietro una massa di ricci disordinati, lui che ha una lista di sogni ben custodita nel cassetto, lui che non si è mai messo davvero in gioco sente di dover fare qualcosa. Per tutti coloro che attraversano il Mediterraneo cercando una speranza, e anche per sé stesso. Così Mattia trova il coraggio di urlare, di lasciare il segno. E invita un politico a trascorrere una settimana con lui in un centro per migranti. Forse questo non accadrà, forse nessuno risponderà mai al suo appello, ma poco importa. Perché quello che Mattia troverà, grazie al suo blog, è molto di più. È la forza di alzare lo sguardo, la certezza di non essere solo. E un'amica speciale, come Caterina.

«Alice» riprende Mattia, porgendole due bottiglie piene «versa quest'acqua nella bacinella»

Poi estrae una barchetta di carta dalla zaino e prosegue rivolto ala classe «Pensate alle persone che avete citato nel biglietto. Chiudete gli occhi e provate a visualizzarle, Immaginate di trovarvi insieme a loro in un bel posto e di essere felici» […] 

E adesso immaginate di sentire un colpo fortissimo. […] Non avete idea di cosa stia succedendo, ma sapete di essere in pericolo. […] Correte verso il porto. È l'unica via per mettersi in salvo. Magari anche i vostri familiari stanno facendo lo stesso. Arrivate vicino al molo e scoprite che siete in tantissimi e che di certo non riuscirete a partire tutti. Molti dovranno restare a terra e trovare il modo di sopravvivere. Continuate a cercare aiuto e finalmente vi offrono la possibilità di salire su un barcone già stracolmo. Ma c'è posto solo per uno. Bisogna decidere in fretta. Guardate la persona più importante della vostra vita negli occhi e poi la abbracciate forte, promettendole che farete di tutto per raggiungerla al più presto. Le lasciate quell'unico posto perché le volete così bene da sacrificare la vostra vita. […]» La barchetta oscilla un po' sulla superficie, poi il peso dei foglietti inizia a farle imbarcare acqua. Tutti i compagni fissano la cattedra. In silenzio. La barchetta di carta lentamente si piega. Alcuni fogli cadono fuori e restano a galleggiare in superficie, altri si inzuppano e poco dopo vanno a fondo. Alla fine l'intera barca sprofonda e va ad adagiarsi sul fondo della bacinella. […]

«Non si sa com'è successo. Forse ha urtato qualcosa. O forse si è avvicinata un'altra barca. Qualcuna ha gridato: "Siamo salvi!" E tutti si sono sporti verso la salvezza, troppo in fretta, tutti insieme. La barca non ha retto. Quella notte i superstiti tratti in salvo erano ventotto. Ventotto su settecento o forse addirittura novecento. Ventotto sono pochi per sperare che la persona per voi più cara sìa tra di loro. […] 

Poi, dopo molti mesi, qualcuno decide che bisogna recuperare la nave e i corpi delle vittime, per seppellirli degnamente. […] Pensate ai vostri cari, pensate ai soldi che sono stati spesi e pensate a tutti quelli che sognano ancora di salpare con un barcone di fortuna e vi chiedete: "Cosa posso fare io in tutto questo?"»'

C'è stato qualcosa, in questo libro, che mi ha attratta fin da subito. Vuoi per la copertina indubbiamente toccante, vuoi per il sottotitolo decisamente fuori dall'ordinario: "Vieni con me a Lampedusa". Non è difficile immaginare quale sia l'argomento principale e la presa di posizione in merito.

Va apprezzato il fatto che un tema così complesso come quello dell'immigrazione sia stato esplorato attraverso gli occhi di un ragazzo, tra l'altro insicuro, timido, con i suoi dubbi e le sue paure ma anche con la voglia di riuscire e di dimostrare il proprio valore. Cosa fa, quindi, Mattia? Crea un blog in cui chiede che un rappresentante del governo visiti con lui un centro di accoglienza per migranti. Nel frattempo si informa, scrive, racconta di Karlos Ndoja, Yusra Mardi, Aylan Kurdi, e di tutti coloro che salgono su un gommone per cercare una speranza. 

Scrivendo un romanzo del genere e destinato prettamente al pubblico adolescenziale, si presenta alto il rischio di cadere in banalità e rendere "una favola" la tragica realtà quotidiana di migliaia di persone. Mattia stesso, sulla propria pelle, capirà che bisogna scendere a compromessi. Mi è piaciuta, dunque, la scelta degli autori di mostrare non solo il lato sentimentale della vicenda e di proporre invece un evento drammatico che porterà il protagonista a una maggiore consapevolezza per la causa in cui lotta.  

Altra particolarità: la pluralità di punti di vista. L'Intera storia è un susseguirsi di interpretazioni da personalità differenti e inizialmente ne sono rimasta piuttosto spaesata, soprattutto perché a fare da portavoce non sono solo persone ma anche essenze inanimate come "L'incontro" "La crisi", "I capelli di Mattia". Unito al lessico non troppo ricercato, in un primo momento la sensazione è stata quella di trovarmi dì fronte a una storia stereotipata. Col progredire della lettura si è invece rivelato interessante e coinvolgente confrontare le diverse angolature proposte. 

Il finale non mi ha soddisfatta completamente, ma ciò non toglie che il resto del romanzo l'abbia letteralmente amato. Come si suol dire, "capisci di aver letto un buon libro quando giri l'ultima pagina e ti sentì come se avessi perso un amico" .

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